È ufficiale: Google ha un concorrente. Si chiama Atlas ed è di proprietà di Facebook.
Quest’ultimo aveva acquistato da Microsoft questa piattaforma di advertising circa un anno fa per la modica cifra di 100 milioni di dollari (niente a confronto dei 6,3 milioni di dollari spesi nel 2007 da Microsoft per il suo acquisto).
Solo ora, tuttavia, Atlas annuncia le caratteristiche peculiari del proprio servizio e si dichiara pronta ad invadere con decisione il mercato ed a conquistarlo attraverso una gestione ottimale delle campagne pubblicitarie a pagamento, mirate al giusto target in modo da aumentare le conversioni ed abbassare i costi.
Mark Zuckerberg ha deciso quindi che non gli basta più la pubblicità sui social network e vuole espandere i propri introiti ad di fuori di esso, in tutta la rete. Una dichiarazione di guerra a Google, che finora detiene la maggioranza dell’advertising online. Una lotta per il potere online che apre scenari tutti nuovi.
La piattaforma Atlas adotta una strategia di “people-based marketing“, orientata quindi alle persone.
Facebook ha capito che deve basare la propria tecnologia sul comportamento di navigazione ed interazione degli utenti (“real people, real results” recita lo slogan), sempre più indirizzati all’utilizzo dei dispositivi mobile. Atlas si propone dunque di superare gli strumenti attuali di monitoraggio attraverso una gestione oculata del target che vada oltre il semplice utilizzo dei cookie, obsoleti in quanto assenti per i siti mobile.
Il seguente video ci illustra il funzionamento della piattaforma:
L’ambizione di Facebook di togliere a Google il primato nel mondo dell’advertising online è alquanto ardita.
Google ha saputo infatti sfruttare pienamente il proprio motore di ricerca per raccogliere dati sugli utenti ed impiegarli a proprio vantaggio in ambito pubblicitario (con Google Adwords e Google Adsense), offrendo un servizio che finora non ha avuto concorrenti.
Tuttavia l’utilizzo sempre più copioso dei social network nella vita quotidiana ci offre motivi di riflessione. La domanda da porsi è la seguente:
“quanto tempo trascorriamo sui social network (Facebook nello specifico) e quanto nella navigazione sui siti internet all’esterno di essi?”
Le abitudini e gli interessi degli utenti, raccolti con profitto fino a qualche anno fa dai motori di ricerca, si sono riversati nei social network. Non a caso proprio Facebook ha introdotto con successo sul social gli annunci pubblicitari a pagamento.
Ora si ripromette di far lo stesso sui siti internet, sfruttando dati incrociati di desktop, smartphone e tablet (si parla infatti di “Cross-Device Strategies”).
È una scommessa certo, ma neanche tanto azzardata. Voi puntereste su Atlas? O meglio, puntereste su Facebook?
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